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La storia di Montecorvino Rovella
La sua storia ha inizio nel 269 a.C., quando i Romani, alla cui testa vi era il console Sempronio Sofo, sconfissero i Piceni, un popolo di antica origine sull’ Adriatico, e li trapiantarono con la forza a popolare e coltivare il territorio della Campania, tra il confine meridionale della lega nocerina ed il confine settentrionale della lega lucana, occupando, così, il vasto territorio compreso tra i fiumi Sele e Sarno, al fine di rendere quelle terre più prospere.
Fu costruita una città cui venne dato il nome di Picenza e Picentini furono chiamati i suoi abitanti per distinguerli dai Piceni rimasti sull’ Adriatico.
Più volte questa popolazione si ribellò al giogo romano e Picenza venne rasa al suolo per ben due volte ( la prima volta nel 201 a.C. quando si alleò con Annibale, e la seconda volta nell’ 89 a.C., durante la Guerra Sociale). I romani per vendicarsi fecero obbligo ai superstiti di non poter ricostruire una città unita, consentendo solo la costruzione di piccoli villaggi sparsi sul territorio, facilmente dominabili in caso di ulteriore rivolta. Nacque Montecorvino. Sull’origine del nome ci furono diverse ipotesi; quella più accreditata dagli storici si rifà alla presenza dei corvi sulle alture del Monte Nebulano che domina il paese. Alla stessa ipotesi è ispirato lo stemma civico.
Il Monte Nebulano ci mostra ancora oggi i ruderi di un Castello, il cui nome è appunto Castello Nebulano, sorto probabilmente intorno al VI sec. d.C., dapprima come fortificazione in legno (lignitie) e poi rinforzato in fabbrica (fabrite) con i resti ben visibili di una grossa cinta muraria con Mastio, Vallum e Bassa Corte.
Questa importante fortificazione ,che faceva parte di un pregevole disegno di difesa del territorio costiero, nell’ 850 d.C., offrì ricovero, insieme ai castelli di Eboli ed Olevano, alle popolazioni della pianura, minacciate dalle incursioni saracene.
Anche il Castello Nebulano ha conosciuto una doppia distruzione; la prima avvenne nel 1137 ad opera di Ruggero il Normanno, nella vasta presa di possesso dell’intera Italia Meridionale, e la seconda volta, nel 1392, quando le soldatesche di Ladislao di Durazzo, capitanate da Alberico da Barbiano, lo espugnarono perché aveva dato ospitalità ai Sanseverino, potentissimi signori di Salerno di parte angioina.
Il Castello fu ricostruito e sostenne in fatto d’armi , ospitandolo, il Re Alfonso I di Aragona. Per tale aiuto, il nipote Alfonso II di Aragona, per riconoscenza, conferì il titolo nobiliare a 23 famiglie del luogo, con privilegio del 24 giugno 1494.
Nel 1532, a testimonianza dell’ accresciuta importanza della città, Montecorvino con Olevano e Melfi era tra le più efficaci sedi di cancelleria di Principato Citra o Citeriore. Queste avevano il compito della stesura dei verbali che successivamente venivano inviati al Capoluogo del Regno (Napoli).
Devoluta definitivamente al Regio Demanio alla fine del XV secolo, dopo innumerevoli controversie, per circa tre secoli, attraversò il periodo più buio della sua storia tra vendita a feudatari e conseguente riscatto di cittadini demanisti.
Nel 1572 fu venduta ai Grimaldi, nel 1638 ai Pignatelli, nel 1719 ai Revertera, nel 1738 di nuovo ai Pignatelli, nel 1744 ai Genovese, nel 1788 ancora ad un nipote dei Genovese (Mariano), finché, finalmente, nel 1795 venne rivendicata a sé per convenzioni coi demanisti e nel 1806 divenne libera per la legge eversiva della feudalità.
Nel 1820, a seguito di una legge emanata da Ferdinando I di Borbone il 1^ maggio 1816, si separò il Casale di Pugliano, che assunse il nome di Montecorvino Pugliano.
L’antichissimo territorio montecorvinese, che dalle porte di Salerno raggiungeva la località Campoluongo, nel Comune di Eboli, è andato sempre più riducendosi nel tempo con la nascita di nuovi Comuni, e ciò avvenne con la nascita di Montecorvino Pugliano, sopra citata, nel 1820, Pontecagnano Faiano nel 1911, Battipaglia nel 1929 e Bellizzi nel 1990.
Ultimo aggiornamento: 2 settembre 2024, 11:52